Il web adulto di Fabio

Poco più di un mese fa è scomparso Fabio Metitieri.  Lo conoscevo da anni perché era stato il primo in Italia a occuparsi in modo serio e documentato di CMC (Computer- Mediated Communication), ovvero il vasto universo Web 1.0 di chat, MUD, newsgroup e mail. Non ci sentivamo da un po’ quando lo scorso anno mi venne in mente di contattarlo per scrivere dei pezzi per il corso di scrittura a dispense di Scuola Holden / De Agostini. Come sempre fece un ottimo lavoro.metitieri_inganno_2 Qualche mese dopo mi scrisse ringraziandomi e preannunciandomi l’arrivo del suo nuovo libro: Il grande inganno del Web 2.0. A mio giudizio il suo migliore lavoro, una specie di Educazione sentimentale in epoca digitale. E questo per due motivi. Il primo perché  Fabio denuncia gli inganni e le velleità di social network(er) e bloggher (sic), concentrati più sull’autopromozione (vedi la denuncia del modello piramidale della blogsfera, p. 44) che  sulla trasmissione di  contenuti di qualità. Il vuoto delle convenzioni e dei rituali borghesi messi in scena da Flaubert nel suo famoso romanzo ricorda molto l’autoreferenzialità e il narcisismo esasperante dei user-generated content. Ma L’educazione di Fabio è anche propositiva, lì dove  propone un modello di formazione e alfabetizzazione informatica delle nuove (e non solo) generazioni. Come “imparare a imparare” a usare la rete? In realtà abbiamo da tempo uno strumento a disposizione, ed è l’Information Literacy:

[la information literacy] è una nuova liberal art che si estende dal sapere come usare i computer e accedere all’informazione per arrivare fino alla riflessione critica sulla natura dell’informazione stessa, sulla sua infrastuttura tecnologica, sul suo contesto e impatto sociali, culturali e anche filosofici, tutti elementi essenziali per la struttura mentale del cittadino istruito nell’era dell’informazione, così come per una persona istruita nella società medievale era essenziale il trivio delle arti liberali di base (grammatica, logica e retorica). (p. 142)

Questa citazione è tratta da un articolo di Jeremy J.  Shapiro e Shelley K. Hughes apparso tredici anni fa, eppure come sottolinea l’autore si tratta di concetti ancora sconosciuti, quando non apertamente osteggiati, all’interno del mondo della formazione universitaria. Dove la prevalente visione ‘strumentale’ dell’informatica – diffusa persino fra gli informatici – ci fa perdere di vista quello che sta accadendo: la nascita di un nuovo assetto epistemico, estetico e in definitiva etico. Insomma, il libro di Fabio Metitieri ci aiuta a fare un altro passo decisivo verso quell’Informatica Culturale di cui ho parlato nell’ultimo post (e sulla quale torneremo presto) e che è a mio parere l’unico progetto possibile di innovazione e rilancio dei curricula umanistico-sociali — nei quali includo non solo Lettere, Sociologia e Scienze della Formazione, ma anche Giurisprudenza, Psicologia, Economia. Come scrissi a Fabio in una mail che non poté avere risposta (il libro mi arrivò pochi giorni prima della sua morte), il nucleo più interessante del libro è proprio la riflessione sul problema della valutazione delle risorse, mentre avevo trovato inutilmente astiosa la polemica contro i singoli pasdaran del Web 2.0. Le mie parole testuali furono:

In fondo a chi vuoi che gliene freghi di G [omissis] & co.? Onestamente gli hai dato troppa importanza. Dovevi fare come gli americani: quando qualcuno scrive un libro brutto non viene né citato né recensito, e muore lì. Questa gente al massimo ha dato un contributo ‘giornalistico’ alla rete, cavalcando la fuffa mediatica che impera ovunque e scopiazzando quattro idee da qualche libro americano.

Fabio Metitieri era uno dei migliori professionisti sulla piazza telematica e oltre a ciò era una persona decente e schietta. Qualcuno diceva polemico e ruvido. Ma a me piaceva. Sentii che gli avrei perdonato tutto fin da quando lessi una frase di Paolo Conte che metteva in calce alla sua firma:

“Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti”.

In un paese malato di infantilismo come il nostro, Fabio mi mancherà tantissimo.

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