Informatica e diversità culturale

COA_locandinaDal 22 al 24 settembre si svolgerà a Coa Sa Mandara, un’azienda agricola e associazione culturale che fa base in Barbagia, un incontro con il genetista Marcello Buiatti su “Biologia e Cultura”. Fra i temi che affronteremo c’è anche quello del rapporto fra concentrazione della diversità culturale e marginalità socio-economica. Nel suo testo “Il crollo della biodiversità” (vedi materiali), Buiatti scrive:

“la diversità culturale ed economica delle diverse zone del Mondo è fortemente correlata con quella degli animali e delle piante. Questo è stato ormai dimostrato con chiarezza da una serie di studi che hanno paragonato, nelle diverse aree del Mondo, il numero di linguaggi parlati e di culture con quello delle specie esistenti di animali e piante. (…) Ancora più evidente è la correlazione fra lingue e biodiversità se si ordinano i primi 25 Paesi per il numero di lingue e si paragona la loro posizione in questa scala a quella ottenuta usando come criterio i livelli di diversità di vertebrati. (…) Tuttavia le culture, come sono nate molto più rapidamente delle specie, si vanno anche estinguendo con maggiore velocità. Secondo il “Libro Rosso” di IUCN delle specie in estinzione negli ultimi 100 anni, si sono estinte il 3% delle specie vegetali ed il 9% è in pericolo, mentre per le lingue le quantità corrispondenti sono il 9% e il 40%. Le ragioni di questo andamento sono numerose. Innanzitutto, senza dubbio ambedue i fenomeni sono il risultato degli stessi processi socioeconomici e politici e cioè della strategia generale scelta dalle nostre società e soprattutto da quelle, di gran lunga più forti e potenti, dei Paesi sviluppati. E’ da questi che è venuta la spinta alla ottimizzazione-omogeneizzazione…”

Nel mio intervento “Verso una critica culturale delle Digital Humanities” (versione parallela di “Towards a Cultural Critique of Digital Humanities”)  avevo usato le mappe e le fonti di Ethnologue e di UC Atlas of Global Inequality per mostrare il paradossale parallelismo fra ricchezza della varietà linguistica e scarsità del PIL. Se sovrapponiamo la mappa del PIL mondiale del 2004 e quella delle regioni a maggiore diversità linguistica di Ethnologue, abbiamo una conferma che la cosiddetta “crescita” economica ha portato e porta con sé uniformazione culturale (e crollo della collegata biodiversità, come scrive Buiatti). Bisogna dunque essere molto distratti per non notare che dominio (più che avanzamento) economico, concentrazione tecnologica, uniformazione linguistica ed  eliminazione della biodiversità sembrano far parte di un’unica strategia.

In questo schema giocano un ruolo fondamentale l’informatica e le reti: che se da un lato permettono di scambiare qualsiasi cosa in tempo reale, dall’altro (a proposito: qualcuno ha letto gli ultimi sviluppi dello scandalo big data?) consentono un controllo totale sulla nostra identità e inedite capacità manipolative su qualsiasi tipo di informazione: finanziaria, personale, biologica, ecc. Mi ha infatti colpito scoprire, come scrive Buiatti, che vi sia un legame fra la violenza regressiva delle leggi sul copyright e la brevettabilità della vita: penso che questo legame spieghi molto (altro che isterismo delle multinazionali per quattro canzonette e video piratati). Uno dei problemi dell’informatica (a parte tutte le perversioni denunciate da Giuseppe Longo), è che per funzionare ha bisogno di standard, cioè di universalizzazioni, che sono l’esatto contrario della variabilità richiesta dall’essere vivente per esistere e riprodursi. Sarò diventato ormai un complottista, ma è difficile sfuggire all’impressione di un preciso disegno, portato avanti in modo simultaneo su tutti i fronti, per ridurre e poi eliminare, sia dalla cultura sia dalla vita, tutte quelle caratteristiche che la rendono possibile, e che Buiatti elenca: ridondanza, vicarianza, plasticità, resilienza, connettanza

A questo punto la “domanda” è: Cui prodest? A chi giova? Anche di questo parleremo a Coa domenica e lunedì prossimi…