Canoni liquidi

Canoni liquidi, Roma Tre 14-15 giugno 2010

“La costituzione dei sé o delle personalità è impensabile in qualsiasi altro modo che non sia quello di una riformazione costante e perennemente incompiuta.” (Zygmunt Bauman, Vita liquida).

A scuola abbiamo letto e studiato Omero, Dante o la Bibbia come testi di riferimento: immutabili, fissi, “canonici”. Stabiliti “una volta per tutte”, insomma. I testi canonici sono al centro della nostra identità culturale. Ma come viene tramandata la loro memoria? E come si è costituita la loro presunta stabilità? Uno sguardo alla storia dei testi ci svela che la questione è più complessa di come pensavamo. Tanto le grandi opere dell’antichità, quanto quelle più vicine ai nostri tempi, hanno subito nel corso del tempo innumerevoli metamorfosi, sotto la pressione di eventi sociali e politici, interessi ideologici o religiosi, errori accidentali o consapevoli manipolazioni.  Il seminario internazionale “Canoni liquidi”, che si svolgerà a Roma Tre il 14 e 15 giugno, cerca di fare il punto su tali questioni, mettendo a confronto un gruppo interdisciplinare di studiosi (dall’antropologia alle filologie classiche, dall’informatica alla sociologia, dalla teoria letteraria alla biologia) chiamati a discutere in modo aperto e al di là dei recinti accademici che cosa significhi, ieri come oggi, produrre, conservare e trasmettere la memoria e i saperi.
Sotto la pressione degli strumenti digitali, la nostra idea di testo sta cambiando. Ma insieme al testo mutano le nostre idee di cultura e dunque le nostre identità. Un’analisi approfondita del passato ci rivela che la variazione e l’instabilità sono gli elementi costitutivi della cultura. Anzi, senza variazione, ovvero senza interazione e contaminazione, non è possibile trasmettere la cultura. La diversità e la variazione, insomma, non costituiscono l’eccezione, ma la regola.

Ma la sorpresa più grande forse è che questo modo di trasmettersi della cultura trova delle analogie nell’essere vivente. Marcello Buiatti, biologo e genetista dell’Università di Firenze, spiegherà nella conferenza d’apertura come gli organismi viventi, per poter vivere e riprodursi, si adattino ai cambiamenti dell’ambiente in una costante dialettica fra i vincoli imposti dai geni e gli stimoli e le variazioni dell’ambiente. Sul terreno di un inedito incontro fra scienze umanistiche e biologia si gioca insomma il futuro della nostra comprensione della trasmissione della memoria culturale.