Pubblichiamo un intervento di Ilaria Niero sulla recente “scoperta” delle DH in Russia. La recensione è la sintesi di un lavoro più approfondito di analisi delle DH in Russia che verrà pubblicato integralmente nei prossimi mesi.
I modelli interpretativi “occidentali”, generalizzando, hanno trovato in terra russa un terreno non sempre fertile, suscitando spesso motivi di discussione. Il confronto Russia/Europa si è configurato come un rapporto da un lato complesso, che intreccia vari ambiti quali politico, culturale, filosofico; dall’altro certamente ambivalente, in un passe à deux di continuo avvicinamento- allontanamento.[1] A metà Ottocento, in pieno dibattito filosofico sulla natura identitaria della Russia, il poeta Fjodor Tjutchev scriveva: “Con la mente non si può capire la Russia, / non la si può misurare col metro comune!”[2], certamente intendendo con quel metro comune il metro cosiddetto “europeo”. Con un secolo e mezzo di differenza, dopo aver superato fasi storiche della portata colossale, quali il regime sovietico, che teneva unite sotto una stessa bandiera realtà culturali assai diverse e variegate, il conseguente disgregamento di tale unità, il problema identitario russo è ancora molto attuale. Un esempio tratto dall’attualità è l’Ucraina, un governo scisso fra una scelta “europea” o il mantenimento di uno status quo sotto l’orbita russa.
Sebbene le Digital Humanities possano sembrare lontane anni luce da questi problemi, in realtà la recente diffusione dell’informatica umanistica in Russia (http://www.herzendigitalhumanities.ru/) può offrire un contributo all’avvicinamento o alla connessione fra le due dimensioni culturali e geopolitiche. Appare questa la prospettiva offerta dall’articolo di Ch. G. Tchagapsoev: «K filosofsko-kyl’turologičeskim izmerenijam gumanitarnych technologij»[3] (Verso le dimensioni cultural-filosofiche delle tecnologie umanistiche).
La tecnologia si presenta non solo come meccanismo di base dell’essere sociale ma allo stesso tempo anche fattore regolatore dello sviluppo della civilizzazione. Da questo presupposto l’uso della tecnologia nella metodologia del pensiero e dell’agire acquisisce un carattere paradigmatico, che si dipana nelle sfere della scienza e dell’educazione. La scienza stessa diventa tecnologica, nel senso che il mondo conta non più come concreta pluralità ma piuttosto come processo, il cui cammino è essenziale nell’incremento tecnologico. Ovviamente ne consegue che le relazioni con il mondo si trasformano, cambiando così anche i valori di orientamento della conoscenza. Il processo di sviluppo della conoscenza è incorporato nei processi di creazione, messa a punto e lancio delle nuove tecnologie; inoltre, essenza stessa della scienza non è generare solamente nuova conoscenza, ma soprattutto nuova tecnologia. Il sapere umanistico si fa tecnologico e la pratica cambia. Rimangono tuttavia problemi di natura filosofica, metodologica e culturale, senza la cui soluzione l’informatica umanistica, secondo Tchagapsoev, corre il rischio di fallire, bloccata nel metodo della prova-errore, divenendo manipolazione e profanazione del sapere. La “tecnologizzazione”, diventata spazio universale di sperimentazione che include e avvicina saperi di sfere distinte a diversi livelli (umanistico, sociale, ingegneristico), rischia di causare una proliferazione di forme superficiali di conoscenza. L’incontro quindi fra tecnologia e scienze umanistiche deve in primo luogo far riflettere sulla natura intrinseca di oggetto di conoscenza e al tempo stesso di spazio di conoscenza; secondariamente, considerando e accettando questo carattere poliforme, deve proporre un metodo conoscitivo nuovo e di facile accessibilità alla comunità. Si presenta perciò una duplice intenzionalità: una verso l’essenza e la definizione di “informatica umanistica” e l’altra esterna, focalizzata sull’individuo e le sue necessità, sconfinando su un piano sociologico. A differenza delle scienze cognitive, il sistema-processo è di tipo aperto, nel corso del quale avviene non solo una trasformazione del sapere ma anche una simbolica interazione e l’accesso alla conoscenza dell’altro passa attraverso il fenomeno dell’intersoggettività, ovvero la socialità. Ciò che si ottiene non è una mera risposta comportamentale al sapere ma è frutto esso stesso di nuovo significati, indirizzando tali tecnologie a delle esigenze specifiche.
Inoltre presupposto indispensabile per accedere al reale è la possibilità di evidenziazione dei tipi, ovvero il categorizzare il reale in rappresentazioni (e su questo sarebbe interessante mettere in connessione autori come Lotman con gli studi di teoria della codifica digitale). La tecnologia si propone come decodificazione del reale, il che la mette in contatto non solo con la conoscenza stessa ma anche con le istituzioni sociali, le quali comprendono norme, regolamentazioni e cornici identitarie. In conclusione le “tecnologie umanistiche” si presentano non solo come possibilità dell’essere del sapere ma anche come forma di relazione del sapere con le sue condizioni concrete, comprendenti il contesto sociale e culturale, psicologico e architettonico dei saperi. In questo senso la strategia dell’informatica umanistica si può configurare come metodo di educazione della società civile. Proprio grazie a questa azione ad ampio raggio, l’applicazione vincente di tali tecnologie è nella pratica di formazione di una unica, omogenea società civile nell’attuale Russia, inserendo la nazione in un continuum di sperimentazione, miglioramento politico, economico, tecnologico e culturale, e prendendo parte ai processi di globalizzazione mondiale.
[1] Per un approfondimento sul tema si rimanda a Vittorio Strada, EuroRussia, Letteratura e cultura da Pietro il Grande alla rivoluzione, Roma, Editori Laterza, 2005.
[2] Tjutchev, Fjodor, Poesie, a cura di Eridano Bazzarelli, Milano, Rizzoli, 2006, p. 389.
[3] L’autore è professore di Filosofia all’Università Statale della Repubblica di Cabardino-Balcaria. Cfr. Tchagapsoev, Chažismel’ Gisovič, K filosofsko-kyl’turologičeskim izmerenijam gumanitarnych technologij, Terra Humana, http://www.terrahumana.ru/, N. 3, 2008.