In una (giustificata) indifferenza generale, iWeb, la soluzione di Apple per creare siti web, sta cadendo nell’oblio della dismissione.
iWeb era stato promosso nel 2006 come “il modo più facile per creare in pochi minuti pagine web dall’aspetto professionale, album fotografici on line, blog e podcast”, e in una certa misura l’ufficio stampa di Cupertino aveva ragione. Con ogni probabilità, non è mai esistito un programma così attraente e divertente da usare per creare una pagina web senza conoscere neanche un tag di HTML. Nel più puro stile Apple, e sulla base di temi predefiniti (oggettivamente eleganti, se si pensa alla destinazione d’uso e al target di utenti, entrambi amatoriali), l’interfaccia totalmente grafica di iWeb permette di trattare testi, immagini, foto, video e audio come oggetti da trascinare e rilasciare nella finestra del documento, per posizionarli e collocarli in luogo dei ‘segnaposto’ previsti dal tema, in un’integrazione trasparente con tutte le altre applicazioni della vita digitale come immaginata da Apple (iPhoto, iMovie, GarageBand, lo stesso iTunes).
Senza voler considerare il terribile codice HTML prodotto, il problema vero con iWeb è che la libertà di ‘giocare’ lasciata all’utente si riflette in una moltiplicazione di pagine che a loro volta moltiplicano le problematiche di gestione e compromettono inevitabilmente la sussistenza di un progetto identitario coerente. Per quanto il software possa trovare soluzioni intelligenti nella creazione di un menu di navigazione persistente oppure modalità immediate di ordinamento delle pagine (nel caso di iWeb, il trascinamento dell’icona di una pagina sopra o sotto le altre nella barra di sinistra dell’applicazione si traduce automaticamente in una modifica della posizione delle pagine nel menu del sito), tutto il peso dell’architettura del progetto insiste sull’utente, così come la scrittura della maggior parte delle componenti strutturali della pagina, che deve essere ripetuta ogni volta, documento dopo documento creato: il nome del sito, il titolo della pagina, il pié di pagina, la barra laterale.
Se si aggiunge la fatica di maneggiare configurazioni FTP per trasferire fisicamente i file dal computer nel quale le pagine statiche sono state create e modificate al server che le ospiterà, si capisce perché iWeb sia nato vecchio: in tempi in cui è il lo stesso file system a smaterializzarsi nella nuvola, chi ha bisogno di progettare, lavorare e organizzare pagine nell’isolamento della scrivania quando può essere la macchina a occuparsene nella socialità della Rete?