Richmond, Ca. – Chiedere a Brewster come pretende di conservare proprio tutti i libri del mondo sembra una domanda di quelle che mettono in difficoltà prima di chiederglielo per davvero; perlomeno una di quelle che necessitano qualche minuto di riflessione e non di certo un I’ll show you! detto a bocca piena tra una risata gagliarda, qualche chicco d’uva e un pezzo di formaggio avanzato dal buffet. “Serve una stazione per l’archiviazione manuale del libro e un codice a barre, uno scanner nero da me concepito e brevettato, un potenziale storage di circa 5 petabyte per modulo (ce ne sono a dozzine)” e il gioco è fatto. Ma non è finita qui. L’inaugurazione del Physical Archive di Internet Archive, tenutasi Domenica 5 giugno a Richmond (CA) significa ancora di più. Essa rappresenterebbe la possibilità di una compiuta metempsicosi, il luogo dove l’anima del libro si svincola dalla carta che l’ha accolta, per smaterializzarsi e proseguire altrove. Il Physical Archive è il regno di Osiride. Questo immenso capannone industriale in mezzo ai capannoni industriali della Bay Area è pronto, infatti, per la mummificazione di milioni e milioni di libri, provenienti da biblioteche e fondazioni di tutto il mondo, molti comperati, molti liberamente donatisi in cambio della vita eterna. Onorata sepoltura ai caratteri mobili, dunque. Ogni libro digitale archiviato da Internet Archive e liberamente consultabile sul sito web, registra nei suoi metadati il codice a barre (la sigla del suo avo cartaceo e la sua provenienza) in modo da mantenere con esso un incontestabile rapporto di parentela (questo secondo Brewster ha un preciso valore filologico, anche se non ha usato propriamente questo termine). I libri, di cui si mantiene solo una copia per opera, vengono poi ordinati in scatoloni da quaranta ciascuno e stipati in larghi container-sarcofaghi,dotati delle più innovative tecniche di deumidificazione e stabilizzazione della temperatura interna, in modo da scongiurare l’interesse di insetti e roditori – Non è incredibile sghignazza ogni libro ha dell’acqua dentro di se, circa il 30% di acqua.. isn’t it incredible!. Ogni esemplare digitale, e ce ne sono a milioni, contenuto in Internet Archive è dunque presente fisicamente, da qualche parte, a Richmond, pronto per essere disimballato e “sfogliato” qualsiasi nodo venga al pettine. In questo modo, analogico e digitale si incontrano e si compenetrano, vuole dire “non ho mai creduto nella cesura netta tra le due tecnologie”, afferma. Questo, dunque, è proprio il senso del nuovo Physical Archive: un immenso cimitero di sicurezza che metta la nostra storia al sicuro assieme al primo passaggio di tradizione documentato tra l’analogico e il digitale: il luogo dove l’anima ha abbandonato il corpo per farsi luce. Tutto è grande e convincente, tutto così enorme, proiettato verso non so dove, che il problema della scelta dell’esemplare da conservare quando ve ne siano molti in circolazione mi sembra una questione mediocre, un po’ come una domanda da non dover fare mai.